giovedì 5 dicembre 2019

Un thriller quanto mai attuale: “Il gioco del suggeritore”



Ormai tutti noi ci colleghiamo quotidianamente ad Internet, sottovalutandone il pericoloso impatto sulle nostre vite e sulla psiche delle persone più influenzabili e suggestionabili.
La storia del romanzo Il gioco del suggeritore ad opera dello scrittore, sceneggiatore, giornalista e regista Donato Carrisi inizia con una disperata telefonata alla polizia durante una notte tempestosa, da parte di una donna che vive in una fattoria molto isolata.

Quando i poliziotti giungono sul posto solo qualche ora più tardi a causa del maltempo, trovano nella casa grandi quantità di sangue ma inspiegabilmente nessun cadavere. Nella villetta abitava una famiglia con due bambini che aveva deciso di isolarsi dal mondo tecnologico rinunciando al collegamento ad Internet e alla TV e tenendo un cellulare solo per le emergenze.

Protagonista del romanzo è la ex poliziotta Mila Vasquez, già eroina di altri fortunati romanzi di Donato Carrisi. La donna ha lasciato il lavoro di ricercatrice di persone scomparse ed è anch’ella andata a vivere in aperta campagna per lasciarsi alle spalle il suo passato e per dedicarsi a tempo pieno alla figlia Alice.

Mila viene richiamata da un giudice perché ritenuta l’unica capace di risolvere il caso dell’omicidio nella villetta, anche se grazie ad una soffiata il probabile assassino è stato nel giro di poche ore incarcerato.  Si tratta di un uomo che vive nudo, con il corpo completamente tatuato di numeri, senza passato né identità, e che non proferisce parola.

Mila, affetta da alessitimia, un disturbo che le impedisce di provare profonde emozioni o empatia verso gli altri, percepisce che questo caso la riguarda molto da vicino e decide di dedicarcisi anche andando oltre a ciò che le viene richiesto. Piano piano scopre che l’uomo incarcerato, soprannominato Enigma, utilizzando i social network trasforma individui apparentemente innocui in sadici assassini.

In bilico tra mondo reale e virtuale, Mila si tuffa in un gioco elettronico perverso e senza regole. Viene tradita, usata e depistata ma alla fine trova una inaspettata versione di se stessa.
Questo thriller da incubo racconta come il male si possa nascondere e cambiare pericolosamente aspetto. Grazie ad una donna testarda, intransigente e severa come è Mila, capace di sondare la perversione della mente umana in bilico tra mondo reale e virtuale, il caso viene risolto e pur con qualche colpo di scena il lieto fine è assicurato.

venerdì 6 settembre 2019

Recensione del romanzo “L’amante giapponese”




Normalmente un lettore viene definito “forte” quando legge circa 12 libri all’anno. Io ne leggo almeno 50, ma pochi romanzi sono riusciti a scalfirmi il cuore quanto L’amante giapponese della scrittrice cilena Isabel Allende.

Protagonista di questa delicata storia d’amore è la polacca Alma Belasco che da bambina, per essere salvata dai rastrellamenti ad opera dei nazisti, viene mandata a vivere dagli zii a San Francisco. Inevitabilmente, l’improvvisa e secca frattura con i suoi cari rende Alma molto bisognosa di amare ed essere amata nel corso di tutta la sua esistenza.

Nel nuovo ambiente, così diverso dalla natia Polonia, le sono compagni il cugino Nathaniel e il figlio del giardiniere Ichimei. Con il primo Alma instaura un rapporto di profonda amicizia e complicità, mentre con il secondo intreccia una storia d’amore che si dipana per tutta una vita dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri.

Giunta agli ottant’anni di età, Alma decide autonomamente di trasferirsi nella casa di riposo per anziani Lark house dove si ambienta molto bene e stringe amicizia con l’infermiera Irina, anche lei sopravvissuta ad eventi assai dolorosi.
Le vite delle due donne molto diverse per età e ceto sociale presto si intrecciano e quando Alma comincia a fidarsi di quella che è diventata la sua assistente personale si decide a raccontarle la sua vita, non priva di colpi di scena, riuscendo poi a cambiare in meglio anche quella di Irina.

Questo libro è molto ben scritto e mi ha fatto affezionare ai personaggi, ognuno con le sue debolezze e sofferenze, del resto la vita ci regala solo piccole e sporadiche gioie che dobbiamo tenerci molto strette, si sa. Ricordiamoci che solo l’amore è in grado di dare un vero senso all’esistenza.


sabato 8 giugno 2019

Recensione del romanzo “L’ospite inatteso” di Patricia Gibney



Per gli amanti del thriller, L’ospite inatteso (The missing ones), opera prima della scrittrice irlandese Patricia Gibney , è un poliziesco in piena regola che si ispira alle atrocità commesse dal clero nei confronti dei minori ad esso affidati. La storia inizia con il ritrovamento, nel buio e freddo inverno di una tranquilla e anonima cittadina irlandese, del cadavere di una donna strangolata all’interno di una cattedrale.

La detective Lottie Parker si trova a dover risolvere il difficile caso, complicato dal ritrovamento anche di un uomo impiccato ad un albero e in seguito di altri cadaveri, tutti collegati da un filo conduttore che si perde nel lontano 1976. Nonostante gli evidenti depistaggi, l’astuta detective riesce a giungere alla risoluzione del caso, regalandoci un finale a sorpresa, nel giro di soli nove giorni.

Tutti i protagonisti della storia hanno avuto a che fare in passato con l’orfanotrofio Sant’Angela gestito da suore insensibili e da preti assolutamente privi di moralità che hanno impunemente distrutto la vita a decine di innocenti anche grazie al silenzio assordante della Chiesa.

La detective Lottie Parker, vedova con tre figli adolescenti da gestire da sola, è una donna che per lenire le proprie sofferenze eccede con alcool e cibo spazzatura, ma proprio nel risolvere questo caso che coinvolge anche il suo passato trova la forza per dare una svolta alla sua vita. L’indagine, via via che le vittime aumentano e i sospettati si moltiplicano, è ardua e devastante per lei dal punto di vista emotivo, ma alla fine anche terapeutica.

La storia descritta nel romanzo L’ospite inatteso, che coinvolge uomini potenti apparentemente intoccabili legati tra loro da un torbido passato, è resa tutto sommato piacevole grazie alla scrittura scorrevole e diretta e al ritmo serrato.

venerdì 29 marzo 2019

Una struggente storia d’amore fra due uomini: “Splendore” di Margaret Mazzantini



Nelle storie romantiche capita spesso che una ragazza di ceto sociale altoborghese si innamori di un ragazzo che viene dai bassifondi: probabilmente ognuno di noi ha bisogno di compiere incursioni in un mondo che non conosce e che lo affascina e tutti siamo attratti dal dissimile. Nel romanzo Splendore della scrittrice e attrice italo-irlandese Margaret Mazzantini il giovane romano di buona famiglia Guido prova una forte attrazione per il coetaneo figlio del custode dello stabile di nome Costantino.

Ambedue provano vergogna e senso di colpa allorquando si rendono conto di provare un forte sentimento e vivono l’omosessualità come un peccato da scontare, imponendo alla loro storia d’amore ostacoli quasi insormontabili.

Gli anni passano e i due ragazzi diventano uomini maturi. Costantino si sposa e ha due figli, il secondo dei quali disabile. Guido non può procreare e, dopo avere profondamente sofferto nell’infanzia per le protratte assenze della madre, cerca conforto e sollievo in donne dall’istinto materno alla ricerca di una certa stabilità affettiva, ma spesso un reiterato senso di angoscia e inutilità lo rende facile preda di alcool e droghe. 
Nell’ombra i due protagonisti della storia hanno saltuari incontri clandestini, a volte anche disperatamente violenti, ma ogni volta si vedono costretti ad allontanarsi l’uno dall’altro in preda ad insicurezze e dubbi.

Quando alla soglia della vecchiaia cominciano finalmente a sentirsi più liberi di vivere il loro amore, vengono ferocemente aggrediti mentre si trovano appartati in una grotta sul litorale tra Calabria e Puglia. Dopo questo avvenimento in cui ambedue rischiano di perdere la vita, qualcosa si spezza nel loro rapporto e Costantino, il più abituato alle rinunce e ai sacrifici, va in cerca dell’assoluzione fino al colpo di scena finale.

Questo coraggioso romanzo ricco di emozioni ci dice che è in primis chi si sente diverso a dover accettare senza vergogna il proprio modo di essere. Lo splendore è un breve bagliore che si manifesta nei rari istanti in cui si riesce ad essere se stessi, anche se a caro prezzo.  In ogni caso questa è una profonda storia d’amore tessuta con attenzione, in grado di superare distanze geografiche e culturali, che racconta magistralmente la fragilità umana attraverso le diverse fasi della vita.





venerdì 15 marzo 2019

Un bel romanzo d’amore e musica: “Isola di Neve”




Nel nostro Dna ci sono tracce evidenti di ciò che ci hanno trasmesso gli antenati, nel bene e nel male. Il romanzo Isola di Neve ad opera della giovane scrittrice e illustratrice romana Valentina d’Urbano racconta le vicende di una donna che vive un’intensa e sofferta storia d’amore nel 1952 e di suo nipote che nel 2004, andando alla ricerca di se stesso dopo eventi molto dolorosi, soltanto quando scopre le proprie radici, ignote persino a sua madre, riesce a dare un senso alla propria vita.

La storia si svolge nella piccola isola fittizia di Novembre, aspra e cupa come i suoi abitanti. Vicino ad essa si erge l’isola gemella Santa Brigida dove è stato edificato un piccolo carcere destinato a chi si macchia di gravi delitti. Qui la bella e mingherlina isolana Neve trascorre quasi tutta la sua vita, vessata da un padre ubriacone, violento e fannullone, e a 17 anni vive un amore intenso e predestinato con il detenuto tedesco Andreas Von Berger.

Ai giorni nostri sull’isola di Novembre approdano Manuel, ventottenne distrutto dall’alcolismo e chiuso alla vita in cerca di un rifugio dove leccarsi le ferite e la giovane violinista tedesca Edith, alla ricerca di uno spartito e di un violino scomparsi cinquant’anni prima.

Sull’isola passato e presente si intrecciano dando un senso alla vita di tutti i protagonisti della storia: per essere davvero se stessi bisogna sapere da dove si proviene e avere il coraggio di affrontare i propri fantasmi.

Il dirompente romanzo Isola di Neve è emozionante e appassionante grazie ad una trama ricercata resa efficace da una scrittura potente, da salti temporali e da colpi di scena che riescono a trascinare il lettore come in una vera tumultuosa corrente.



Francesca Paolillo



venerdì 8 marzo 2019

Una storia d’amore nata in chat: “Imperfetti sconosciuti” di Daniela Volonté





Ai giorni nostri sono parecchie le storie d’amore nate in chat e qualcuna riesce pure ad evolvere in un rapporto duraturo. Probabilmente, trascorrendo troppo tempo tra lavoro e incombenze di casa, non si riesce più a frequentare luoghi dove potersi relazionare con il prossimo e la chat diventa il perfetto riempitivo dei momenti di solitudine.

Il romanzo Imperfetti sconosciuti ad opera della scrittrice comasca Daniela Volonté racconta la storia della trentenne Sabina Villa che per mantenersi e pagare il mutuo della casa è impiegata in due diversi lavori a Milano, in un ufficio di giorno e in un pub la sera. La protagonista del libro ha alle spalle due relazioni fallimentari che l’hanno fatta chiudere totalmente in se stessa e vive un’esistenza priva di emozioni.

La fragile e insicura Sabina che, come se non bastasse, durante la notte è anche scrittrice di romanzi, un bel giorno trova nella chat con un imperfetto sconosciuto la valvola di sfogo dalle sue frustrazioni e piano piano ricomincia ad aprirsi al mondo grazie a quei messaggini che la emozionano via via sempre più.

Il misterioso interlocutore di chat è il chirurgo bello e facoltoso Jacopo. Anch’egli ha avuto due cocenti delusioni sentimentali e non riesce a lasciarsi andare ai sentimenti perché teme che le donne lo avvicinino soltanto per la sua fama.
La scontrosa e vulcanica Sabina, invece, si innamora di Jacopo senza sapere niente della sua vita, lo adora così com’è, e così anche lui inizia a lasciar intravedere lati del suo carattere che aveva tenuto nascosti per tanto tempo, fino a soccombere davanti a quella che sembra proprio essere la sua anima gemella.

Imperfetti sconosciuti è un romanzo rosa che arriva al cuore narrando la fragilità umana e la tristezza della solitudine, con l’utilizzo di personaggi semplici e attuali che raccontano le proprie emozioni alternativamente, ognuno secondo il proprio punto di vista. Si tratta di una bella storia positiva che mette di buon umore.

giovedì 21 febbraio 2019

Un grande film italiano: “Il primo re”





Il film tutto italiano Il primo re, diretto dal giovane regista Matteo Rovere, è un’opera complessa di cui andare fieri, emozionante e storicamente ben costruita, recitata interamente in latino con sottotitoli. La vicenda si svolge nel 753 a.C. e inizia con scene spettacolari nelle quali i gemelli Romolo (interpretato da Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi), secondo la leggenda figli della vestale Rea Silvia e del dio Marte, vengono travolti dall’esondazione del fiume Tevere.

I due giovani uomini si salvano dalle acque tumultuose sostenendosi a vicenda ma vengono poi catturati dai guerrieri di Alba Longa insieme ad altri latini e sabini. Grazie ad uno stratagemma Romolo e Remo riescono presto a sfuggire alla prigionia insieme ad altri compagni di sventura. Romolo, debole perché ferito, essendo molto religioso decide di portare con sé anche la sacerdotessa della dea Vesta, portatrice del sacro fuoco, la misteriosa Satnei (Tania Garibba).

Il gruppo durante la fuga si vede costretto ad inoltrarsi in una pericolosa foresta, lottando per la sopravvivenza e presto Remo si impone come leader per la sua forza fisica che sembra addirittura guidata da un dio. Sconfitti alcuni guerrieri di una tribù del basso Lazio, i fuggitivi si installano in un villaggio di capanne di fango abitato da anziani, donne e bambini. Remo diventa talmente sicuro di sé da sfidare il volere degli dei e spegnere il sacro fuoco.
Sarà Romolo a riaccendere la sacra fiamma e a fondare Roma, città destinata a dominare per diversi secoli intere popolazioni su vasti territori.

Il primo re è un film d’azione nudo e crudo, epico e tragico, brutale e spettacolare anche grazie ad una fotografia sublime. Racconta come eravamo agli albori della nostra civiltà, lottando continuamente per la sopravvivenza in condizioni estreme, consci della nostra vulnerabilità e dell’ineluttabilità del fato.



Francesca Paolillo